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c’è chi i morti li tira giù, e chi li prega lassù. non lo so, nel bene o nel male, la differenza che c’è, quel che so è che a “maro” (così lo chiamava mia figlia) il sacerdote dava l’assoluzione perché lui, maro, non era cattivo, ma usava quel linguaggio come stile di vita per la vita che faceva. era camionista, e negli anni sessanta non era tanto facile farlo, specialmente quando, a pieno carico e di notte, si trovava ad attraversare i confini su per le montagne. ce lo raccontava, mentre continuava a bestemmiare. noi gli volevamo bene, e lo ascoltavamo senza giudicare.

maro non c’è più da tanti anni e mi manca, come mi manca il babbo e tantissime altre persone che da quaggiù sono state chiamate lassù. io prego per loro, ma mi mancano lo stesso. vorrei chiamarle, ma.

lassù scopro che sta abbandonando la biforcazione e prendendo forma una sua punta. il piccolo pioppo si sta facendo forza per non soccombere alla legge della natura. e penso. penso che la natura non guarda in faccia nessuno, e non applica nessuna differenza nemmeno tra esseri umani.

essere qui stamane, in questo parcheggio del supermercato e poter scrivere, mi fa contenta e mi accontento. non è che in questi giorni non abbia fatto la spesa, ma la salute di mamma ha creato delle priorità ed ho corso più del solito, e abbracciando quel poco tempo per me ho voluto prenderlo come una grazia. lei ancora c’è, e io.

io credo, anche se piango, ché a volte non mi nego alla paura e le preghiere non mi bastano e allora penso a maro. e penso.

penso che malgrado le mancanze, sono fortunata. non sono una santa, anzi, certe volte sono proprio ‘na stronza, un po’ come questo vento che oggi non ci dà tregua e mi manda di qua e di là anche con i ricordi brutti e buoni. e mi vengono in mente i biscotti, e in quanti mi si sono mangiata e quelli che hanno seminato zucchero su di me.

me si prende tutto, io un po’ meno. e quando quel meno è troppo penso a quelli che stanno lassù e vorrei tirarli giù per parlarci è.

è che c’è questo vento e penso. e.

e i pioppi sono sconvolti e.

e teresa non abita più lì, ma ha il telefono…