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come si cambia, canta la mannoia alla radio, mentre aspetto che il super apra.

e io mi chiedo: e il cervello come lo fa?.

e me lo chiedo per il mio, ché io non lo voglio diverso. e diverse cose tornano alla mente. la mente mi porta a mila.

mila è mia figlia. mia figlia è partita. mia figlia non si chiama mila, ma “mila” è quando, alla mia domanda “quanto vuoi bene a mamma?”, lei, piccolina, rispose “milaaaa”. mila era il “tantissimo” che non sapeva dire, e mila è quanto io le voglio bene, e quanto mi mancano, adesso, i suoi “mamma non mollare”.

io non mollo, ma.

ma il ma è una giustificazione che segue alle cose buone/cattive che crediamo di dire o fare nel prima? comunque a me ‘sto ma mi costringe a riflettere.

e rifletevo, mentre aspettavo, che l’ora legale può essere pure utile alle tasche, ma poi perché le luci del parcheggio dove sono restano accese fino alle otto e mezza? e mi metto a ridere.

un po’ meno mi viene da ridere, mentre penso che faccio la spesa qui per stare in santa pace, insieme ai miei pioppi, per evitare di rispondere a chi mi conosce e mi chiede della mamma, ché poi io deve ripensare alla sua mente che se ne sta uscendo dal suo mondo. e dal mio. e me soffre, e i mali si sommano e i pensieri pure.

i pensieri portano i ricordi, e uno tira l’altro. eppure sorrido, adesso, di fronte a quei papaveri rossi ai piedi degli alberi, un prato di ciliegie. e penso.

penso che la sua malattia è come la nebbia, come quella che c’è stamane. stamane non si vede niente, poi piano piano se ne va, come la mamma. e penso.

penso che è arrivato un raggio di sole che filtra illuminando i germogli dei pioppi, e li fa brillare come se avessero le luci degli alberi di natale. chissà se lei ci arriverà.

intanto accendo il mio, ché è sempre lì da anni, e penso.

penso a mila, e con la mente le dico “no, non mollo”, e non cambio, e col pensiero me la mangio come le ciliegie, ma di baci…

(scritto di getto il 2 aprile 2024)