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“ci scusiamo per il disagio”. c’è scritto così, visto che non funziona, accanto alla colonnina per la ricarica delle auto elettriche qui, qui dove sono i miei due pioppi.

i pioppi mi vedono, quando vengo qui, quasi tutte le mattine, anche se arrivo sempre più in ritardo a causa di qualcosa, ma sento che sono contenti. e pure io.

qualcosa mi riporta ai disagi miei e che, per soccomberli, divento sfacciata.

ma la mia faccia è sempre la stessa, e mi viene in mente quel ritratto che mi fecero a quindici anni e ricordo che qualcuno disse che c’era tanta tristezza.

la mia tristezza credo che la vedano anche loro, i pioppi, e io vedo tristi loro. fa freddo, e le foglie se ne stanno andando, un po’ come me, e un po’ come quelle persone alle quali ho voluto e voglio bene. e mi mancano.

mi manchi, ho letto da qualche parte che bisogna dirlo, e dirlo anche a chi non te lo dice e io, io lo dico da tempo. e ricordo. ricordo quando lo scrissi ad un amico, ma lui non rispose mai. e così il mi manchi divenne più forte. ecco, sono questi mai che mi si collocano a quel “ci scusiamo per il disagio”, ed io mi ci sento, disagiata, ché quel “mai” non dovrebbe essere un “per sempre”. eppure accade.

e accade che due corvi si stanno litigando gli avanzi dei maleducati, quelli che hanno lasciato di tutto e di più per terra. e mi guardo i pioppi e vedo che, nella terra sotto di loro, non c’è nessuna foglia eppure il grande ne è spoglio, e penso.

penso, chissà come fa la natura ad essere così precisa, ché le foglie le fa volare o marcire dove vuole lei, per bisogno del bene terreno. e penso.

penso che anche noi siamo terreni, eppure facciamo schifo, quasi sempre, e che nessuno chiede scusa per il disagio che causa agli altri.

ma vabbè, mica siamo colonnine da ricarica, anche se dovremmo essere le colonne della vita.

ma la vita, lo sa?

mi sa che qualcosa non ci funziona.

forse questo accade perché non sappiamo dove attaccare la spina? chissà…

(scritto di getto il 2 febbraio 2024)