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prima.
c’era un futuro da coniugare.
una via qualunque. un portone qualunque.
per luigi andava bene tutto.
e ti portò via su un calesse di cristallo.
finestre diverse, i vostri volti.
dopo.

quarto piano. interno 13.
porta fortuna.
nella toppa solo chiavi libere.
scartoffie ovunque e le scalciammo
e la fortuna ci costruì.
(ero bella, secoli fa, quando esistevamo)

il frigo aperto finisce di ghiacciare l’atmosfera.
luigi è incartato coi suoi pensieri dietro quei vetri.
(ed hai freddo, senza)
senza detestarlo ti rabbui. e con una mano sui fianchi, lo porti.
sei ancora gravida di lui, e ti sostieni la schiena. (ti sta frustando con la sua indifferenza)

ed io che detestavo questo appartamento sono riuscita ad amarlo, con te, con noi, con le nostre impronte sulle pareti.
(mi prendevi così)
ora è imbiancato con i vuoti dei nostri discorsi.
(mi lasci così)
ragnatele. fili illogici a disilludere verbi.
ero bella.
ero.

– vuoi bere? (mi vuoi) rispondimi, (fallo adesso) allora? (sì?)
– sì, cosa dicevi?.

no che non mi ascolti. e mi fai caldo perché non riesco più a sopportare i perché.
e non rimango indenne dalla superficie di questi vetri che ti sciolgono da me. da noi.
e di noi cucino speranze che oramai evaporano insieme all’acqua.
(eppure mi bollivi addosso)
ora mi piangi sulle piastrelle. e lo sporco scende. dentro.
continui ad aprire le tende. (ti odio, con quel rumore, che lo fai apposta, lo so)
le risposte sono al di qua del vento.

lo sbatto, lo sbatto quanto mi pare questo sportello!
(è l’unica voce che ho, ora)

– ora potresti dirmi cosa fissi, cosa stai disegnando? –
– cosa? –
– come cosa! –

eri.
l’uomo che ho rubato ai sogni.
la risposta di ogni donna.
tavolo imbandito, il silenzio ricercato.
era.
(brava a disegnare stelle)
ora rimangono appese al soffitto, dove il ricordo si fa buco e il desiderio è notte che volta pagina.
e ad ogni prossima, trovo pochi spiccioli di giallo.
(mi si stinge il tempo)
dimmi quando (bussami)
dimmi dove (appoggiati)
ero.

[(uomini alla finestra) – 31 maggio 2004]