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stamane avevo bisogno di piangere per far spazio alle altre lacrime, ché stanotte l’angoscia di qualcosa.

qualcosa accadrà. lo sento. lo so da una vita che quando sto così qualcosa di brutto accadrà. devo solo saper aspettare.

aspetto da tanto, ma accadrà mai che mi passerà questa cosa che molti chiamano dono? ma come spiegargli ciò che non so spiegare, ché per me dono non è.

dono me stessa al giorno, e in quello di oggi mi lascio libera, e libero i sentimenti che viaggiano fuori dagli occhi. escono da soli. escono, e mi sento di spalle, mentre penso che un amico mi ha suggerito di saper accettare quel che.

avevo bisogno di una spalla amica, ma poi ho pensato a tutti i pesi che già portano chi conosco e allora sono venuta qui dai mie due pioppi, sfogliando il tempo che non me ne dà, ché con il ghiaccio della mattina non mi fa più uscire presto come prima. ma oggi avevo bisogno di me, e allora.

e allora anche se non dovevo fare la spesa sono venuta qui, a farmi compagnia con loro, e mi sono portata la copertina di un libro, e il suo libro. quella copertina, di un giallo pallido come il sole quando si sente solo, mi fa da coperta, e l’attesa di leggerlo me la fa apprezzare ancora di più e mi aiuta ad avere altro tempo in questo casino che è la mia mente.

e il cuore non mente mentre se l’accarezza, e passo la mano più volte sull’unica immagine: un’ape. è di spalle, e in basso a sinistra. è a terra, come me. è morta disarmata, e me lo dice mentre navigo in questo tempo in cui si dà vita al niente.

e non riesco a fare niente, e il pensare va oltre. e anche l’oltre s’affatica finché quel qualcosa accadrà.

modugno canta, e quel “Dio come ti amo” lo dedico alla mia di vita, ché forse lei non lo sa.

e mentre mi accarezzo quella copertina, esce una sfera di sole e mi dico che…