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il bartolomucci, il mio professore di ragioneria, ci ricordava che prima di parlare male dello stato dovevamo ricordarci che lo stato siamo noi. mi è venuto in mente lui mentre vedo il sedere di un corvo uscire da una busta del mec che uno stronzo, e forse più di uno visto la quantità, ha lasciato tutta la mondezza sparpagliata di vari pasti, e l’ha lasciata in terra qui, al parcheggio del supermercato. e penso.

penso che non posso parcheggiare i ricordi, ché questi spesso mi si ricollegano al presente. faccio presente che a scuola non è che abbia imparato molto, colpa mia eh, ma certe cose mi sono rimaste impresse insieme a quelle che mio padre ci raccomandava. e questo mi fa a cazzotti nel cervello e nel cuore, quando leggo o sento le lamentele verso la negligenza dello stato.

little tony dà del matto al cuore, ed io me lo do spesso quando certe situazioni mi battono lì fino a farmi male. come quella del corvo che, ora, è in compagnia di un suo simile e fanno a lotta per accaparrarsi quella busta. litigano.

litigano come noi, eppure qualcuno mi ha detto che il cuore ci salva, ma di e da cosa, me lo dico, anche se vorrei tirarmene fuori, ma non posso perché ho altre schifezze da perdonarmi, e allora mi dico che facciamo schifo, e non è colpa dei sindaci o dei culi che si siedono su certe poltrone. e penso.

penso che anche io ho una poltrona, che pagai pochissimo in quel mondo dove tutto conviene tanti anni fa, e dove metto il sedere quando scrivo sul portatile, e mi sa dove, col tempo, ho messo anche la mia brutta faccia, ma so che quando dovrò mandarla in pensione non la butterò per strada.

faccio due conti col tempo, è tardi. è tardi e scappo a fare la spesa, ma prima vado a dividere i due corvi, buttando quella busta per non farli litigare ancora. forse lo faccio per educazione, o forse perché ho bisogno di pace. e mentre i giganti mi cantano di fiori e di cannoni, mi si stampa un sorriso sul volto e saluto i miei pioppi anche da parte del mio amico maurizio. e penso.

penso che non è mai troppo tardi per i fiori, e nemmeno per noi…